Signora Michela,
lei è qui oggi insieme a noi per raccontare la sua storia. La ringraziamo
della sua disponibilità a dare testimonianza di un vissuto doloroso. La prego.
Ho preparato uno scritto che vorrei leggervi, perchè cosi
è più facile per me.
Raccontare
come sono arrivata a essere una giocatrice compulsiva non è facile, cercherò di
farlo con parole semplici ma soprattutto con parole sincere, sperando che la mia testimonianza possa
aiutare qualcuno in questo difficile percorso.
La
mia infanzia non è stata nè felice nè facile, piena di tanto dolore e di
sofferenze, di violenze subite, che mi hanno accompagnata purtroppo lungo tutto
l’arco della vita segnandomi profondamente. Forse sta li l’origine del mio
malessere che poi mi ha portato a credere
ad un certo punto di riuscire con il gioco a vivere una vita diversa di
benessere e felicità, sperare che qualcosa potesse cambiare anche per me ed
avere quello che non avevo avuto serenità e disponibilità finanziarie, credere
che questo potesse avvenire con un po’ di fortuna nel gioco, poi sono
subentrate a rinforzare anche questa mia convinzione anche discrete vincite
fortunate importanti, quindi pensare che si era facile quel sogno, bastava
giocare e vincere, e poi credere che qualcuno guidava la mia fortuna, crederlo
veramente, ma tutti sappiamo bene che non è cosi, perdere tutto quello vinto e non solo, continuare a giocare inseguendo quel pensiero,
giocare sempre di più con un solo pensiero in testa, domani giocherò di nuovo e
tutto cambierà, un vortice che ti prende e che poi non controlli più,
perdi……giochi….. vinci e riperdi ancora di più e non pensi ad altro che tornare
a giocare appena possibile, trovare i soldi per farlo, vendendo il tuo oro per
avere i soldi, ma mai facendo debiti. Arrivare
ad essere una giocatrice compulsiva, dove solo il gioco diventa la tua ragione
di vita.
Fino
alla svolta in cui un giorno con consigli e aiuti di chi conosceva la mia
storia, sono riuscita a capire che così non potevo continuare a buttare via
soldi e la mia vita e ho cercato aiuto in qualcuno che potesse aiutarmi, mi
sono informata tramite internet e sono arrivata al SERT dove inizialmente non è stato facile raccontarsi e accettare
che io fossi una persona compulsiva malata, ma la preparazione di chi mi ha seguita
è riuscita con gli incontri programmati a farmi iniziare a ragionare e credere
in me stessa, il cammino non è stato facile ma la determinazione di vincere
questa sfida mi ha aiutato ad andare avanti, iniziare a frequentare il gruppo dei giocatori anonimi a fatto
il resto. Lì ho trovato altri giocatori che come me erano li per portare le
loro testimonianze senza che nessuno giudicasse, sentire persone che portavano
le loro storie di gioco, ascoltare le loro sensazioni e testimonianze anche dolorose, poi
seguire semplici regole, mi ha aiutato e mi sta aiutando tantissimo. È venuto
poi il consiglio di entrare nel programma di Orthos, centro residenziale per giocatore patologico creato dal dottor Zerbetto e dal suo
staff di psicoterapeuti e dove nei giorni in cui sono stata ospite
per tre settimane, ho trovato nel gruppo degli operatori persone umane e preparate
che, attraverso i loro percorsi, hanno messo a nudo il mio trascorso di vita e
il loro continuo farti pensare ancor di più, lavorare su me stessa ha
rinforzato in me la determinazione di andare avanti per vincere la mia sfida.
Oggi
a distanza di mesi continuo i miei incontri programmati al SERT, continuo settimanalmente a frequentare il gruppo dei giocatori anonimi, in cui anch’io porto la mia
testimonianza, ho partecipato a tutte le verifiche del programma di Orthos, che mi ha arricchito ancora di
tante altre cose , posso dire di essere soddisfatta di quello che adesso sono.
Continuo
il mio percorso perché la sfida del gioco non è sconfitta, è sempre li pronta a
ricacciarti indietro, ma io so che con la volontà e l’aiuto che ho avuto, posso
riuscire a rinascere e a vincere questa sfida.
Come si sente ora che
ha raccontato la sua storia?
Ero molto tesa e nervosa prima di
cominciare, parlare in pubblico di questa mia esperienza mi mette
agitazione. Ma ora sono tranquilla.
Se
può essere utile a chi ci ascolta ci dice come è iniziata la sua storia?
Tutto è iniziato con una grossa vincita
al gratta e vinci. Ho vinto 10.000 euro. Ero tanto euforica che ho regalato
1000 euro al titolare che mi ha versato i soldi. Da allora ho continuato a
giocare, un po’ vincevo e molto perdevo. Ma ogni volta ricominciavo col
pensiero che le cosa sarebbero cambiate, che avrei avuto una vita diversa, che
mi sarei permessa tante cose belle, quelle che per la mia infelice infanzia non
potuto neanche sfiorare.
Ho vissuto questa esperienza tutta
dentro di me senza mai coinvolgere la mia famiglia, senza mai sfogarmi con
nessuno. Ho utilizzato solo le risorse che provenivano dal mio stipendio.
Giocavo sempre, la mattina dopo essere uscita di casa passavo dal bar per
giocare, la pausa mensa la utilizzavo per giocare, anche la sera portando a
spasso il cane continuavo a giocare. Era l’unica cosa che mi dava
soddisfazione, non pensavo ad altro.
E non ho detto mai niente ai miei
familiari. Non li ho mai coinvolti né nelle vincite né nelle perdite.
Lei
ha detto che non ha mai fatto debiti
Si non ho mai fatto debiti, ho speso
tanti soldi, ma erano miei, erano il mio stipendio i miei ori, ma non sono
andata oltre la mia disponibilità personale. Se non avevo soldi mi fermavo e
aspettavo a giocare che potessi riaverne disponibilità.
Poi un giorno …che
è successo?
Ma mi sono resa conto che non potevo
andare avanti così, che dovevo fare qualcosa per farmi aiutare a cambiare
qualcosa della mia vita. Con l’aiuto di persone a me vicine, che mi hanno
spinto a cercare aiuto, ho iniziato a cercare e ho trovato il SERT.
È stato un percorso difficile,
soprattutto considerarsi malata, una giocatrice compulsiva. Però mi ha aiutato
molto ascoltare persone che avevano il mio stesso problema di gioco, con cui
abbiamo scambiato le esperienze.
E dopo questo lungo percorso sono riuscita
ad interrompere questa mania del gioco, e ho fatto ‘pulizia’ di me stessa. È stata
una bella sensazione, ma non è facile uscire da questa mania. Bisogna impegnarsi
continuamente e ogni giorno, altrimenti il pericolo di tornare indietro diventa
reale. Infatti io sono ricaduta nel gioco. Una volta, ricordo ero in un bar, ed
erano erano mesi che non giocavo, ho ricevuto una telefonata di una amico che
mi chiede come sto e che sto facendo. Dico che sto facendo colazione e lui mi
domanda se sono sicura di fare solo
questo. Bè dopo la chiamata, non so perché, ho giocato 10 euro a gratta e
vinci, vanificando mesi di lavoro e di pulizia di me stessa.
E come si è sentita
dopo aver giocato di nuovo?
Ho provato rabbia, una rabbia sorda
per aver vanificato tanto lavoro e per essere ricaduta in un’azione che ormai
ritenevo appartenere al passato. Ed invece ho scoperto sulla mia pelle che devo
essere sempre attenta e vigile per evitare ricadute. È un cammino lungo e
difficile e non si affronta senza aiuto.
Per questo ora mi sono impegnata nel
volontariato e nell’aiutare gli altri che sono caduti in questo gorgo ed avere
una spalla su cui appoggiarsi.
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