martedì 9 maggio 2017

LA TESTIMONIANZA DELLA SIG.RA MICHELA




Signora Michela, lei è qui oggi insieme a noi per raccontare la sua storia. La ringraziamo della sua disponibilità a dare testimonianza di un vissuto doloroso. La prego.
Ho preparato uno scritto che vorrei leggervi, perchè cosi è più facile per me.

Raccontare come sono arrivata a essere una giocatrice compulsiva non è facile, cercherò di farlo con parole semplici ma soprattutto con parole  sincere, sperando che la mia testimonianza possa aiutare qualcuno in questo difficile percorso.
La mia infanzia non è stata nè felice nè facile, piena di tanto dolore e di sofferenze, di violenze subite, che mi hanno accompagnata purtroppo lungo tutto l’arco della vita segnandomi profondamente. Forse sta li l’origine del mio malessere che poi mi ha portato a  credere ad un certo punto di riuscire con il gioco a vivere una vita diversa di benessere e felicità, sperare che qualcosa potesse cambiare anche per me ed avere quello che non avevo avuto serenità e disponibilità finanziarie, credere che questo potesse avvenire con un po’ di fortuna nel gioco, poi sono subentrate a rinforzare anche questa mia convinzione anche discrete vincite fortunate importanti, quindi pensare che si era facile quel sogno, bastava giocare e vincere, e poi credere che qualcuno guidava la mia fortuna, crederlo veramente, ma tutti sappiamo bene che non è cosi,  perdere tutto quello vinto e non solo,  continuare a giocare inseguendo quel pensiero, giocare sempre di più con un solo pensiero in testa, domani giocherò di nuovo e tutto cambierà, un vortice che ti prende e che poi non controlli più, perdi……giochi….. vinci e riperdi ancora di più e non pensi ad altro che tornare a giocare appena possibile, trovare i soldi per farlo, vendendo il tuo oro per avere i soldi, ma mai facendo debiti.  Arrivare ad essere una giocatrice compulsiva, dove solo il gioco diventa la tua ragione di vita.
Fino alla svolta in cui un giorno con consigli e aiuti di chi conosceva la mia storia, sono riuscita a capire che così non potevo continuare a buttare via soldi e la mia vita e ho cercato aiuto in qualcuno che potesse aiutarmi, mi sono informata tramite internet e sono arrivata al SERT dove inizialmente non è stato facile raccontarsi e accettare che io fossi una persona compulsiva malata, ma la preparazione di chi mi ha seguita è riuscita con gli incontri programmati a farmi iniziare a ragionare e credere in me stessa, il cammino non è stato facile ma la determinazione di vincere questa sfida mi ha aiutato ad andare avanti, iniziare a frequentare il gruppo dei giocatori anonimi a fatto il resto. Lì ho trovato altri giocatori che come me erano li per portare le loro testimonianze senza che nessuno giudicasse, sentire persone che portavano le loro storie di gioco, ascoltare le loro  sensazioni e testimonianze anche dolorose, poi seguire semplici regole, mi ha aiutato e mi sta aiutando tantissimo. È venuto poi il consiglio di entrare nel programma di Orthos, centro residenziale per giocatore patologico creato dal dottor Zerbetto e dal suo staff di psicoterapeuti e  dove nei giorni in cui sono stata ospite per tre settimane, ho trovato nel gruppo degli operatori persone umane e preparate che, attraverso i loro percorsi, hanno messo a nudo il mio trascorso di vita e il loro continuo farti pensare ancor di più, lavorare su me stessa ha rinforzato in me la determinazione di andare avanti per vincere la mia sfida.
Oggi a distanza di mesi continuo i miei incontri programmati al SERT, continuo settimanalmente a frequentare il gruppo dei giocatori anonimi, in cui anch’io porto la mia testimonianza, ho partecipato a tutte le verifiche del programma di Orthos, che mi ha arricchito ancora di tante altre cose , posso dire di essere soddisfatta di quello che adesso sono.
Continuo il mio percorso perché la sfida del gioco non è sconfitta, è sempre li pronta a ricacciarti indietro, ma io so che con la volontà e l’aiuto che ho avuto, posso riuscire a rinascere e a vincere questa sfida.
Come si sente ora che ha raccontato la sua storia?
Ero molto tesa e nervosa prima di cominciare, parlare in pubblico di questa mia esperienza mi mette agitazione.  Ma ora sono tranquilla.
Se può essere utile a chi ci ascolta ci dice come è iniziata la sua storia?
Tutto è iniziato con una grossa vincita al gratta e vinci. Ho vinto 10.000 euro. Ero tanto euforica che ho regalato 1000 euro al titolare che mi ha versato i soldi. Da allora ho continuato a giocare, un po’ vincevo e molto perdevo. Ma ogni volta ricominciavo col pensiero che le cosa sarebbero cambiate, che avrei avuto una vita diversa, che mi sarei permessa tante cose belle, quelle che per la mia infelice infanzia non potuto neanche sfiorare.
Ho vissuto questa esperienza tutta dentro di me senza mai coinvolgere la mia famiglia, senza mai sfogarmi con nessuno. Ho utilizzato solo le risorse che provenivano dal mio stipendio. Giocavo sempre, la mattina dopo essere uscita di casa passavo dal bar per giocare, la pausa mensa la utilizzavo per giocare, anche la sera portando a spasso il cane continuavo a giocare. Era l’unica cosa che mi dava soddisfazione, non pensavo ad altro.
E non ho detto mai niente ai miei familiari. Non li ho mai coinvolti né nelle vincite né nelle perdite.
Lei ha detto che non ha mai fatto debiti
Si non ho mai fatto debiti, ho speso tanti soldi, ma erano miei, erano il mio stipendio i miei ori, ma non sono andata oltre la mia disponibilità personale. Se non avevo soldi mi fermavo e aspettavo a giocare che potessi riaverne disponibilità.
Poi un giorno …che è successo?
Ma mi sono resa conto che non potevo andare avanti così, che dovevo fare qualcosa per farmi aiutare a cambiare qualcosa della mia vita. Con l’aiuto di persone a me vicine, che mi hanno spinto a cercare aiuto, ho iniziato a cercare e ho trovato il SERT.
È stato un percorso difficile, soprattutto considerarsi malata, una giocatrice compulsiva. Però mi ha aiutato molto ascoltare persone che avevano il mio stesso problema di gioco, con cui abbiamo scambiato le esperienze.
E dopo questo lungo percorso sono riuscita ad interrompere questa mania del gioco, e ho fatto ‘pulizia’ di me stessa. È stata una bella sensazione, ma non è facile uscire da questa mania. Bisogna impegnarsi continuamente e ogni giorno, altrimenti il pericolo di tornare indietro diventa reale. Infatti io sono ricaduta nel gioco. Una volta, ricordo ero in un bar, ed erano erano mesi che non giocavo, ho ricevuto una telefonata di una amico che mi chiede come sto e che sto facendo. Dico che sto facendo colazione e lui mi domanda se sono sicura di fare solo questo. Bè dopo la chiamata, non so perché, ho giocato 10 euro a gratta e vinci, vanificando mesi di lavoro e di pulizia di me stessa.
E come si è sentita dopo aver giocato di nuovo?
Ho provato rabbia, una rabbia sorda per aver vanificato tanto lavoro e per essere ricaduta in un’azione che ormai ritenevo appartenere al passato. Ed invece ho scoperto sulla mia pelle che devo essere sempre attenta e vigile per evitare ricadute. È un cammino lungo e difficile e non si affronta senza aiuto.
Per questo ora mi sono impegnata nel volontariato e nell’aiutare gli altri che sono caduti in questo gorgo ed avere una spalla su cui appoggiarsi.

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