martedì 9 maggio 2017

RELAZIONE DELLA D.SSA PAOLA DEI

Il passaggio dalla dipendenza patologica all'indipendenza è un cammino tutt'altro che semplice che  implica la ridefinizione di schemi acquisiti in bilico fra illusioni e delusioni, non scevro da ricadute che si insinuano nel percorso proprio quando sembra di aver raggiunto la mèta.
Siano essi esogeni o endogeni i disturbi da dipendenza favoriscono l'instaurarsi di comportamenti maladattivi e un disagio esistenziale che compromette il normale scorrere della quotidianità e la realizzazione del propri sé.
Nell'esperienza del Progetto Orthos, programma residenziale breve realizzato in provincia di Siena, sotto la Direzione Scientifica del dottor R. Zerbetto, viene affrontato un tipo di disturbo da dipendenza; quello del gioco d'azzardo patologico o disturbo da addiction o ancora gambling disorder. Attraverso un percorso intensivo della durata di 21 giorni, che prevede lavori di gruppo,  psico-educazione, lavori esterni, bioenergetica, arte terapia, autonarrazione, viene offerta la possibilità di una ristrutturazione della personalità con psicologi e  psicoterapeuti esperti nel settore delle dipendenze patologiche e vengono affrontati quei nodi che esigono un trattamento professionale per coloro che decidono di voler essere liberi.
Il disturbo da addiction o gioco d'azzardo patologico è caratterizzato da discontrollo degli impulsi che induce a un comportamento di gioco persistente ricorrente e maladattivo tale da compromettere  le attività, familiari, relazionali, lavorative e personali.
Distinto in una categoria specifica nel vecchio manuale diagnostico (DSM IV), il gambling disorder, nel DSM V è stato fuso al disturbo correlato all'uso di sostanze, in quanto si sono evidenziate sintomatologie ascrivibili nella stessa categoria, in particolare quelle relative all'attivazione del  sistema di ricompensa del cervello con effetti simili a quelli delle droghe.
Alcune ricerche scientifiche collegano i disturbi da dipendenza a traumi precoci subiti in adolescenza ed è ormai dimostrato come l'esposizione ad eventi traumatici sia associata ad un incremento del rischio di sviluppare comportamenti compulsivi patologici che vanno dall'abuso di sostanze, (come riportano studi scientifici effettuati da Lisak nel 1994, da Witzer et al. Nel 1999, da Simpson & Miller nel 2002 da Kilpatrick & Acierno nel 2003, da Walsh, Fortier & Dilillo nel  2010, da Tonmyr et al., nel 2010,  da Rogosch et al. nel 2010 e da Banducci et al. nel 2014, fino ad  altre forme di dipendenza, come riferiscono studi di Dion et al. nel 2010, 2015; da Blaszczynski & Nower nel 2002, da Kuzma & Black nel 2008, da Black et al, nel 1997, da Kafka & Prentky nel 1992, da Turner nel 2008).
Accanto a queste classificazioni individuali e descrittive degli aspetti psicopatologici è importante conoscere anche il pensiero di Jackson Lears, studioso americano esperto di storia religiosa, letteratura e arti visive, folklore e credenze popolari che dopo una  analisi della società americana in Something for Nothing definisce l’azzardo come una «porta d’ingresso verso un territorio più vasto». Lears afferma che «il carattere nazionale si definisca da una tensione intensa tra la cultura della chance  dell'opportunità e la sua cultura del controllo». I giocatori frequentatori di slot machine hanno affermato però che nella loro esperienza non si tratta né di controllo né di opportunità, ma  semplicemente quello di continuare a stare nel flusso di gioco senza nessun obiettivo di vincita.
Non è trascurabile neppure sapere che è proprio nei momenti di maggior crisi economica che si assiste ad un incremento del gioco, con dati sconcertanti, basti pensare che nel 2016 gli italiani hanno speso diciotto miliardi e mezzo nei giochi pubblici  - secondo i dati Mag elaborati da Agipronews – a fronte di una raccolta complessiva dell'industria del gioco pari a 95 miliardi di euro. Nel 2015 la spesa netta dei giocatori italiani aveva raggiunto quota 17,1 miliardi di euro (la raccolta lorda era stata pari a 88 mld) e dunque l'incremento di spesa è stato dell'8,3%.
I dati forniti da IPSAD ci dicono che in Italia nel 2015, molti italiani fra i 15-64 anni (almeno 16 milioni, ndr) hanno giocato almeno una volta nell'ultimo anno; il  63% ha giocato almeno una volta al mese, il 21% almeno una volta la settimana, l’11% ha giocato 2-3 volte la settimana, il 5% ha giocato 4 o più volte la settimana. E il dato ha subito un incremento nel 2016.
Sempre nello stesso anno è stato rilevato che le slot machines presenti sul territorio italiano erano all'epoca  418 mila, 3 per ogni bar, 1 ogni 143 abitanti.
Più di ottantremila erano invece gli esercizi commerciali "generalisti" che hanno slot nei loro locali, dei quali oltre 13 mila in Lombardia, la regione con il numero decisamente più alto.
Al fine di controllare il fenomeno, la nuova Legge di stabilità ha previsto una sanatoria per le sale scommesse illegali italiane, cioè non autorizzate secondo la legge italiana, e non collegate ai Monopoli di Stato, ma in regola secondo le leggi di altri paesi dell’Unione europea, stabilendo il pagamento di un’imposta e la richiesta di un’autorizzazione entro il termine indicato dalla legge.  
Il Ministero della Salute e quello dell'Economia hanno istituito inoltre, con decreto del 24 giugno 2015, un Osservatorio nazionale del quale fanno parte esperti di legislazione, esperti di dipendenze, esperti di economia,  previsto dalla Legge di stabilità del 2015, per contrastare questa piaga nazionale al fine di monitorare l'efficacia delle azioni intraprese e la definizione di linee di azione sempre più efficaci.
L’Osservatorio si è insediato il 13 aprile 2016.

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